Il banhar (parte II)
Appurata quale sia l'origine dei cani mongoli, non stupisce però che presentino degli adattamenti ad un ambiente desertico di bassa quota, come il pelo di differente tessitura, la maggior ampiezza delle zampe e gli arti più lunghi, ideali per muoversi sulla neve ghiacciata.
Dal punto di vista morfologico si possono riconoscere, esattamente come sull'altopiano del Tibet, due "tipologie":
- una con struttura più leggera, testa quasi lupoide e pelo occasionalmente più lungo, molto simile ai cani che si possono osservare nel Qinghai settentrionale;
- una leggermente più grande e massiccia, con pelo generalmente più corto, che ricorda molto i cani del Qinghai orientale e del Gansu;
Generalmente i banhar sono nero-focati o fulvi, ma esistono anche soggetti neri o fulvi diluiti, quasi bianchi. Rarissimi, anche se occasionalmente documentati, cani di altri colori.
Molto probabilmente le differenze ora evidenziate dipendono dall'origine degli antenati di questi cani, arrivati in Mongolia a seguito scambi commerciali.
Purtroppo, la travagliata storia del XX secolo e l'abbandono dello stile di vita tradizionale ha portato ad una progressiva scomparsa di questi cani, anche se la nascita di alcuni progetti di tutela dei cani nativi sta cercando di mettere un freno all'estinzione, per garantire loro un futuro.
Photo courtesy Ayangaa Chuluunjav