il tipo Shannan il tipo Shannan 1 2 3 4 5 6 7 8

il tipo Shannan

La prefettura di Shannan (Lhoka in Tibetano), nella parte più meridionale del Tibet storico, a ridosso delle pendici Himalayane (caratteristica a cui allude anche il nome cinese, dove "shan" significa "montagna" e "nan" significa "sud") comprende parte dell'area considerata la "culla" della civiltà tibetana, ed è situata proprio a ridosso della prefettura di Shigatse (a ovest) e di Lhasa(a nord). In quest'area, un mix di caratteristiche ambientali favorevoli ha permesso l'insediamento stabile e lo sviluppo dell'agricoltura, fenomeni impensabili in altre aree del Tibet storico. 

Lo Shannan comprende anche buona parte del corso dello Yarlung Tsangpo, il fiume che, dopo aver attraversato la catena Himalayana, prende il nome di Brahamaputra prima di immettersi finalmente nel Gange. Ed è proprio la valle dello Yarlung Tsangpo ad essere considerata origine di un tipo di mastino tibetano oggi assai poco conosciuto (l'intera area è addirittura interdetta agli stranieri) pur essendo stato, paradossalmente, il primo ad essere incontrato dagli esploratori occidentali e ad essere importato in occidente (una coppia venne infatti importata in Inghilterra nel 1827 -foto 1).

In realtà non tutti i cani presenti in queste zone corrispondono ad un'unica tipologia, ma i tipi sono generalmente tenuti separati dalla funzione e dal mestiere esercitato dai proprietari: sono infatti i cani appartenenti agli agricoltori, un tempo mantenuti anche nei palazzi aristocratici (foto 2) e nei grandi monasteri, ad essere considerati più rappresentativi, dato che i cani appartenenti ai pastori nomadi che attraversano queste zone non si discostano particolarmente da quelli di altre zone più settentrionali. 

Questi cani, appartenenti a genti stanziali e non a pastori nomadi o semi-nomadi, vengono chiamati anche "rong-khyi" ossia cani di valle, facendo riferimento alle uniche aree dove sono possibili gli insediamenti stabili. I cani "da monastero" sono invece chiamati "gom-khyi" dai tibetani. 

A differenza dei cani nomadici, spesso questi cani non sono in grado di compiere lunghi spostamenti, anche per l'abitudine di tenerli legati fin dalla giovane età, il che porta spesso ad un posteriore debole e sottosviluppato(foto 3): vengono/venivano quindi collocati in grandi ceste e trasportati a dorso d'asino. 

Le prime caratteristiche ad aver impressionato i viaggiatori occidentali furono le dimensioni, spesso gigantesche (sono documentati soggetti alti più di 80cm) e la voce, paragonata al suono di un gong. Generalmente si tratta di cani a pelo corto, con criniera appena accennata. Il cranio è spesso enorme, largo, con osso occipitale molto sporgente e stop poco accennato mentre il muso è largo, pieno, spesso con labbro abbondante, le orecchie sono piatte e grandi (foto 4 e 5). Una particolarità è rappresentata dalla coda portata a falce e non appoggiata sul fianco. 

I colori, per opera della selezione umana, in genere non si discostano dal nero focato, fulvo (foto 6), oltre ai più rari nero (foto 7) e nero recessivo (foto 8). 

Ad oggi, non risultano soggetti di questa tipologia al di fuori dei confini cinesi e solo pochissimi sono allevati fuori dal Tibet. Questa è probabilmente una delle popolazioni più a rischio in assoluto, tra quelle presenti in Tibet. 

Immagini:

foto di copertina: da internet

immagine 1: incisione pubblicata in "Le Jardin des Plantes" di Pierre Bernard, Louis Couailhac e Paul Gervais (1842) 

immagine 2: fotografia pubblicata in "Adventure Sport and Travel on the Tibetan Steppes" di Fergusson (1911) 

immagini 3 e 4: da internet

immagini 5 e 6: GcBoffano, 2014

immagini 7 e 8: da internet 

 



Per offrirti una migliore esperienza questo sito utilizza cookie tecnici ed a fini statistici e di marketing.
Continuando la navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie. Per saperne di più e modificare le tue preferenze consulta la nostra cookie policy. Clicca qui per modificarla o Clicca qui per chiuderla.