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La moderna selezione cinese

Negli ultimi quindici anni grazie all’apertura delle frontiere cinesi si è assistito ad una progressiva diffusione in Occidente di soggetti provenienti dalla Cina. In una prima fase questi soggetti sono stati considerati una vera rarità data la scarsità degli esemplari importati. Oggi invece, mentre in Cina l’interesse per la razza va progressivamente diminuendo, in tutti gli allevamenti occidentali sono presenti un buon numero di cani con pedigree cinese.

Questo fenomeno ha suscitato più di qualche interrogativo, specialmente con la comparsa di soggetti assai differenti rispetto a quelli visti e conosciuti in precedenza. Di solito tutto ciò viene giustificato con due argomentazioni principali. Sarebbero così diversi perché:

  1. I loro antenati provengono da zone che in passato erano inaccessibili, specie agli stranieri
  2. Sono frutto di una selezione operata dagli allevatori cinesi che ne ha esaltato certe caratteristiche

Per fare un po’ di chiarezza rispetto ad un argomento che da anni infiamma gli animi e divide gli appassionati in fazioni bisogna innanzitutto comprendere perché entrambe queste giustificazioni non trovano alcun riscontro con la realtà.

Riguardo al primo punto, è effettivamente vero che tutta la moderna selezione occidentale prima del boom dei cani cinesi si basa su un numero molto limitato di capostipiti e tutti provenienti da aree periferiche rispetto al Tibet classico (come il  Nepal o il nord dell’India). In questo senso, è senza dubbio vero che i cinesi hanno avuto accesso a popolazioni di mastini tibetani completamente nuove rispetto a ciò che era stato importato in Europa fino a quel momento. D’altra parte, però, esistono un gran numero di documenti e fotografie che descrivono in maniera dettagliata i cani presenti in tutta l’area culturale tibetana prima che i cinesi si interessassero al mastino tibetano. E la recente apertura agli stranieri di quasi tutta quell’area ha consentito ad alcuni appassionati di andare di persona a studiare i cani nativi. Da tutto questo risulta evidente che nessuno dei cani tibetani originali, indipendentemente dall’esatta zona di provenienza, ricorda anche solo lontanamente i ‘nuovi’ cani cinesi.

Quanto al secondo punto, chiunque conosca anche basilarmente un po’ di cinofilia e di genetica sa molto bene che nessuna selezione, per quanto mirata, può stravolgere una razza in così poco tempo (ricordiamolo, si parla di poco più di dieci anni). Ed in effetti, per stessa ammissione di alcuni allevatori cinesi, è ormai un fatto largamente accettato che siano stati mescolati cani di altre razze (tra cui terranova, chow chow, mastino spagnolo, mastino napoletano, alano e tante altre) per plasmare un cane che incontrasse maggiormente i gusti del grande pubblico. Un cane molto più grande, più appariscente e più facilmente gestibile in un contesto fortemente urbanizzato come quello della Cina moderna.

Da queste semplici considerazioni si comprende come la selezione cinese non possa essere semplicemente considerata un ‘nuovo tipo’ all’interno di questa razza ma che si tratti a tutti gli effetti di una nuova razza. Come tale infatti auspichiamo che venga presto riconosciuta e considerata.

Non abbiamo nulla contro i cani di selezione cinese, soprattutto se sani e allevati dignitosamente. Siamo stati tra i primissimi in Europa a ricercare ed importare esemplari di questi tipo e tuttora ne manteniamo un piccolo numero. Ma è chiaro che non si possono assimilare cani completamente differenti. Dividere le due razze (mastino tibetano e mastino cinese) consentirebbe di tutelare l'autentico mastino del Tibet e al contempo di dare dignità e regole anche ai soggetti di moderna produzione cinese.



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