Selezione tradizionale tibetana
La grande obiezione mossa abitualmente da chi non riconosce nei cani nativi "l'autentico mastino tibetano" è che si tratti di poco più che "bastardoni", liberi di riprodursi senza alcun controllo, apprezzati solamente in funzione delle loro capacità lavorative.
Innanzitutto va detto che la selezione tradizionale -per quanto lontana dalla selezione "moderna"- non provede comunque che i cani siano abbandonati a loro stessi: essendo molto spesso tenuti a catena, separati, non possono certo riprodursi senza l'intervento dell'uomo.
Inoltre è importante riflettere sul fatto che a chiunque affidi la sua stessa sopravvivenza ai cani, sia egli cacciatore, pastore o nomade dedito ai commerci, servono cani efficienti, che mantengano appieno la funzionalità della loro razza, e questo può essere garantito solo da accoppiamenti mirati. E' quindi evidente che, anche ve ne fosse l'occasione, i tibetani non incoraggiano accoppiamenti tra i loro mastini e cani di strada o di altro tipo, dato che sarebbe per loro controrproducente ed in netto contrasto con i loro interessi.
Al contempo, l'esistenza di popolazioni ben definite, stabili nel tempo (persino le più antiche immagini anatomicamente accurate conosciute, risalenti alla prima metà del XVIII secolo, non mostrano cani differenti da quelli odierni), oltre al particolare legame, al punto da esserne orgogliosi, che i tibetani hanno per i loro cani, riservando anche una certa attenzione alla loro morfologia, fa chiaramente comprendere quanto sia assurdo ritenere questi cani risultati di accoppiamenti casuali.
L'assenza di pedigree (che per altro, persino nelle più "antiche" linee occidentali è possibile risalire solo fino all'inizio degli anni '70) non è, di per sè, una "grave mancanza", dato che la "purezza" della razza è comunque protetta -specialmente in alcune zone- da una tradizione ed una cultura che considerano il meticciamento di questi cani quasi come una "bestemmia", meritevole di punizione divina.